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Mostre individuali

2008

Il libro dell'acqua II

Galleria Il Torchio-Costantini
 

CRITICHE LETTERARIE
PRESENTAZIONE

Il libro dell'acqua II
Galleria Il Torchio-Costantini
Via Crema 8 - Milano - Italia
T- 02 58318325
17/01/08 al 16/02/08
www.iltorchio-costantini.com

Il libro dell’acqua di Joanpere Massana.
 
“Nessun vascello c'è che come un libro possa portarci in contrade lontane”
Emily Dickinson
 
Dopo “Il libro degli alberi” e “Un libro per Jana”, il bibliofilo Catalano Joanpere Massana continua la stesura della sua opera completa presentandoci un altro volume in forma di mostra: “Il libro dell’acqua”. Il titolo è ovviamente un invito ad un approccio ermeneutico. Massana ci offre un libro non da sfogliare, ma perché il lettore entri nelle sue pagine in cerca del codice per decifrare un alfabeto accattivante ma insolito, il cui sistema razionale di lettere e numeri è decontestualizzato, in attesa di qualcuno che lo riordini e colleghi i vari elementi fra di loro, svelando, per questa via, un significato prevalentemente emotivo.
 
Il libro consiste, naturalmente, anche in lavori su carta, ma la filosofia di vita di Massana, secondo la quale tutta la vita è un libro da studiare, lo spinge non solo all’uso di materiali diversissimi applicati sul supporto pittorico, rendendolo in tal modo tridimensionale, ma anche a sculture di diverse dimensioni che compongono installazioni spaziali in un libro che ci assorbe come visitatori di una mostra. In perfetta concordanza con il titolo “Il libro dell’acqua”, che suggerisce forme effimere e fugaci, Massana stavolta si serve anche dell’arte legata al concetto del tempo, integrando dei video nelle sue composizioni.
 
La quarta dimensione, il tempo, riveste un ruolo importante nel “Libro dell’Acqua”, dove innumerevoli sono i riferimenti allo scorrere dell’acqua e quindi del tempo: orme di figure che sono passate o la ghiaia levigata dallo scorrere dei torrenti. Fa parte dell’indice del tempo anche la ricorrente figura della casa, costruita con cocci di ceramica, disegnata con una struttura di rami che ricordano il cuore e i suoi vasi sanguigni da una parte e, dall’altra, ritagliata nella carta, ridotta a mera sagoma, cancellata ma tuttavia presente. Azzerata meno nella sua sostanza che nel suo valore emotivo, l’assenza-presenza della casa sembra simboleggiare la perdita dell’appartenenza, l’essere senza fissa dimora del vagabondo, la precarietà del viaggiatore.
 
Il Libro dell’Acqua rappresenta, infatti, un viaggio per fiumi e in mare aperto. E’ dedicato al legame fra la patria dell’artista e il luogo della mostra tramite la realtà culturale del Mediterraneo che congiunge la Catalogna alla città di Napoli. Le opere portano tracce di questo viaggio dell’artista: in modo molto concreto, confrontando i sassi levigati dal fiume catalano Segre con la pietra lavica del Vesuvio, ma anche al livello dei contenuti, citando le forme comuni della cultura mediterranea.
 
I legami che Massana stringe fra la Catalogna e la Campania vanno ben oltre un viaggio immaginario attraverso le caratteristiche locali e i simboli affettivi (dei cuori, delle sagome femminili delle anfore e dei pesci). L’artista crea un complesso sistema di riferimenti storico-culturali che ci legano al passato con una visione contemporanea fatta di sovrapposizioni di diversi media (pittura, scultura, installazione e video). Massana non nasconde il suo patrimonio culturale e il debito verso il suo compatriota, il grande maestro catalano Antoni Tapies. La pittura materica di Massana, nonostante gli elementi figurativi sopracitati, sviluppa gesti e segni generosi che sconfinano in un astrattismo emotivo chiaramente derivato dalla tradizione dell’Informel. Dall’altra parte, il versante narrativo del lavoro di Massana lo lega alla Transavanguardia di origine Campana[1] che sviluppa un immaginario fra mito e fantasia, spesso riferito agli interessi primari, quali spazio, tempo e storia.

Ma Massana va oltre: crea un’installazione in cui fa entrare lo spettatore raccontandogli non solo la storia di un viaggio nello spazio e nel tempo ed evidenziando un legame profondo costituito dal comune patrimonio del mediterraneo – ma difende quello che rimane costante nel continuo flusso del tempo.



[1] Veda Achille Bonito Oliva in Artisti italiani contemporanei, Electa, Milano 1983: "La transavanguardia ha risposto in termini contestuali alla catastrofe generalizzata della storia e della cultura, aprendosi verso una posizione di superamento del puro materialismo di tecniche e nuovi materiali e approdando al recupero dell'inattualità della pittura, intesa come capacità di restituire al processo creativo il carattere di un intenso erotismo, lo spessore di un'immagine che non si priva del piacere della rappresentazione e della narrazione".